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La storia di Riparbella

La storia di Riparbella

La STORIA di Riparbella

Sulle pendici meridionali delle Colline Pisane, su un crinale di tufo, si incontra, in bella posizione, il paese di Riparbella: il suo sviluppo, nel tempo ha preso una forma longitudinale, contrariamente agli altri paesi limitrofi che hanno forma circolare. Probabilmente prende il nome dal biancore delle terre di tufo e di sabbia su cui originariamente sorse, Ripa Albella (Ripa Bianca). 
Il centro storico sorto intorno al castello è di origine medioevale, e risale circa all’anno 1000, per opera dei Conti della Gherardesca. Nel 1406, già possesso dell’Arcivescovo di Pisa, Riparbella si arrese alla Signoria Fiorentina. Durante la guerra tra Firenze e le truppe di Alfonzo D’Aragona Re di Napoli, nel 1477, Riparbella fu completamente distrutta. Nel 1635, i Medici trasformarono la Comunità di Riparbella in marchesato e la affidarono ad Andrea Carlotti di Verona. L’infeudazione della Comunità determinò per un lungo periodo l’involuzione economica e demografica. Lo sviluppo riprese nel 1755 con l’abolizione dei feudi e già nel 1873 il Comune contava 3973 abitanti. Vicoli ed abitazioni antiche, tra cui risalta un ben conservato edificio del XV secolo casa padronale del Marchese Carlotti posta nella Piazza del Comune, rendono suggestivo il centro storico, creando una atmosfera tranquilla, quasi irreale. Interessanti il Palazzo Comunale e la Chiesa S. Giovanni Evangelista; il Cimitero Monumentale ad opera dell’Architetto Bellincioni, realizzato agli inizi del novecento.
Consistenti tracce etrusche si rinvengono in località Belora, piccola collina a ridosso della statale Aurelia e del Fiume Cecina; gli scavi sistematici condotti nell’Ottocento da Giusto Cinci di Volterra, Alphonse Francois e dal Chiellini che portarono alla luce innumerevoli e pregiati reperti dispersi in vari musei europei, misero in evidenza l’importanza storica del centro di Belora. Alcuni dei pezzi più interessanti della ricca necropoli sono reperibili nel museo Guarnacci di Volterra e all’Ermitage di Mosca.

Ripa Albella (Ripa Bianca) è molto probabilmente l'origine del nome, dato il biancore delle terre di tufo e sabbia su cui originariamente sorse. Nei documenti Medievali e fino al 1600 il nome è infatti "Ripalbella" oppure "Ripabella". Il Centro Storico, sorto intorno al castello, risale al Medio Evo databile circa all'anno 1000 per opera dei Conti della Gherardesca. Un primo documento storico che menziona Riparbella è del 1125. Nel corso del primo secolo dopo il 1000 l'Arcivescovo di Pisa riuscì a comprare le terre di Riparbella ed altri castelli limitrofi come Belora, Pomaia e Santa Luce in modo che verso il 1150 ebbe su queste terre sia il potere ecclesiastico che quello temporale. Il 21 Marzo 1406 già possesso dell'Arcivescovo di Pisa, Riparbella si arrese alla Signoria Fiorentina, sette mesi prima che Pisa stessa cadesse sotto il dominio di Firenze. Riparbella fu distrutta completamente durante la guerra tra Firenze e le truppe di Alfonso d'Aragona, Re di Napoli (1477) ma già l'anno dopo fu riconquistata dall'esercito fiorentino; fu allora probabilmente che i fiorentini distrussero il castello. Nel 1594 Pisa si sollevò contro Firenze e anche la popolazione di Riparbella si ribellò al dominio fiorentino, ma già alla fine dello stesso anno Firenze riprese il controllo della situazione. Fu nel 1635 che i Medici trasformarono la Comunità di Riparbella in Marchesato affidandola ad Andrea Carlotti di Verona. Tale periodo feudatale determinò l'involuzione economica e demografica compromettendo gravemente la vita comunitaria anche se gli Statuti rimanevano comunque in vigore. Si pensi che nel 1736 Riparbella contava solo 258 abitanti.

I documenti epocali rinvenuti descrivono lo stato in deplorevole in cui si versava Riparbella. Nel 1737 i Carlotti cedettero il Feudo al Senatore Carlo Ginori di Firenze che lo unì alla sua tenuta di Cecina. Lo sviluppo riprese nel 1755 con l'abolizione dei feudi in Toscana ed il ritorno di Riparbella alle dirette dipendeze del Granduca. Il periodo successivo è caratterizzato da una perdita di autonomia della Comunità di Riparbella dal 1766 fino a tutta la dominazione francese a causa del dominio di un esiguo numero di famiglie benestanti le quali avevano usurpato la maggioranze delle terre granducali. Dall'estimo del 1785 risulta che a Riparbella esistevano solo 62 proprietari terrieri (contro 82 del 1622) ma 54 di questi possedevano solo l'appezzamento a "domesticheto" sotto le mura del Castello, mentre il resto del territorio era in mano a 8 famiglie. Ciò risutla testimoniato dalla totale assenza di documenti relativi a tale periodo. Con la fine della dominazione francese, nel 1814 avvenne il ripristino delle Istituzioni Amministrative preesistenti attraverso l'attuazione del Regolamento delle Comunità del Granducato del 16 Settembre 1816. Nel 1817 venne massicciata e resa carrozzabile la Via per Cecina (detta ancora oggi "Via del Bastione") e nello stesso anno si istituì un Ufficio postale. Nel 1833 il numero degli abitanti raggiunse le 1112 unità. nello stesso periodo si riformarono i sistemi amministrativi ed a Capo del Comune venne posto un Gonfaloniere, nominato dal Granduca, affiancato da 2 Priori e 6 Consiglieri. Il Regolamento successivo, che apportava profonde modifiche a tutto il sistema, è datato 1849. Per la prima volta la Rappresentanza comunale poteva essere eletta direttamente dai Contribuenti più agiati. Infatti, gli elettori risultavano essere i 2/3 di tutti i contribunenti presi per ordine di maggior quota di contributo sul ruolo generale. Il Consiglio Comunale "al suo interno" eleggeva con scrutinio segreto i Priori, in ragione di uno ogni quattro Consiglieri. Al Consiglio era attribuito il potere deliberativo, mentre al Collegio dei Priori quello esecutivo. Il Gonfaloniere era nominato dal Granduca scelto dai rappresentanti del Consiglio Comunale; tutte le cariche avevano un mandato di quattro anni. All'epoca la rappresentanza comunale di Riparbella si componeva di: 1 Gonfaloniere, 10 Consiglieri e 3 Priori. Questo Regolamento rimase in vigore solo per quattro anni. Infatti nel 1853 venne abolito e ripristinato quello del 1816 il quale disponeva che il Gonfaloniere venisse nominato dal Granduca su proposta del Soprassindaco e Soprintendente Generale alle Comunità, tra i possidenti più distinti per buona reputazione, moralità e zelo patrio. Costui rimaneva in carica per tre anni con la possibilità di essere ancora eletto qualora si fosse distinto nel primo mandato per zelo e buon servizio pubblico. I Priori e i Consiglieri tornavano ad essere letti mediante il sistema dell'imborsazione (inclusione nelle "Borse dei Priori") ed il requisito di accesso a tali cariche era costituito ancora dal censo. Nel 1859 il Governo provvisorio della Toscana emanò un nuovo Regolamento che si rifaceva a quello del 1849. Questo rimase in vigore fino alla riforma Amministrativa del Regno d'Italia del 20 Marzo 1865. Nel 1845 Riparbella contava 1374 abitanti. Durante i moti rivoluzionari del 1848 il Consiglio Comunale manifestò la sua fedeltà ai Granduchi, tuttavia nessun riparbellino andò volontario nella Guerra di Indipendenza contro l'Austria. Al prebiscito del 1860 i cittadini di Riparbella votarono in larga maggioranza a favore dell'annessione al Regno d'Italia. Molti furono i cambiamenti apportati in questo secolo alla configuraizone del piccolo borgo che gli hanno conferito l'aspetto che giunge fino ai giorni nostri. Nel 1859 venne portata l'acqua potabile in Paese. Nel 1866 venne costuito il Municipio. Nel 1867 si rese carrizzabile la Strada Riparbella - Castellina Marittima e nel 1862 venne costruita la tratta ferroviaria Cecina - Saline di Volterra con la Stazione di Riparbella inizialmente chiamata San Martino. Gli anni successivi all'Unità d'Italia furono caratterizzati dall'introduzione di nuove tasse e aggravi fiscali. Nel 1873 la popolazione raggiunse i 3793 abitanti con bel tre scuole pubbliche. Nel 1882 i terriori di Collemezzano e Cinquantina furono scorporati dal Comune di Riparbella ed annessi a Cecina. Nella Prima Guerra Mondiale Riparbella registrò 47 caduti. Negli anni '20 fu portata l'energia elettrica in Paese. Durante la Seconda Guerra Mondiale si verificò lo sterminio di 11 persone al Podere Le Marie. Gli anni '60 e '70 sono caratterizzati dall'esodo verso i centri industrializzati. La popolazione scende infatti progressivamente fino ad arrivare a circa 1300 unità alla data odierna.

Lo Statuto 
Il primo Statuto rinvenuto della Comunità di Riparbella, sotto Firenze quale città dominante, è una copia del 1661: si tratta di un piccolo registro di 26 carte scritte, rilegato in pergamena ed intitolato Capitoli & Statuti della Comunità di Ripabella. Nella prima parte degli Statuti troviamo le norme che regolavano tutta l'attività politica ed amministrativa del tempo e di seguito quelle che regolavano le attività agricole e pastorali della Comunità. Tutti coloro che portavano a pascolare le proprie bestie sul territorio comunale, per almeno otto giorni consecutivi, dovevano versare al camarlingo una tassa calcolata in base alla razza degli animali. i Consoli erano i deputati alla sorveglianza del pascolo e dovevano rilevare, nei primi otto giorni di maggio e di ottobre, il numero il tipo ed il possessore delle bestie al pascolo. Con questi elementi il camarlingo ripartiva il dazio a partire dal mese di maggio. Le norme sull'agricoltura erano tese a salvagardare e valorizzare ogni prodotto locale, in particolar modo la coltura della vite. Per questo la vendemmia non potevae ssere fatta se non dopo il quindici di Settembre al fine di evitare vini guasti o agri. Per far buone le entrate del Comune gli Statutari fissarono l'obbligo, da parte degli abitanti del Comune, di andare a macinare i loro grani ai mulini comunali. Questo perchè chiunque portasse il grano a macinare doveva pagare una tassa di macine riscossa direttamente dal mugnanio "comunale". Dal 1678 questa imposizione venne trasformata in una vera e propria tassa personale per applicazione della quale, la Comunità di Riparbella eleggeva due deputati. Gli uomini incaricati dovevano, in primo luogo, effettuare il giuramento di fare giusta detta tassa rimosso ogni odio e passione che potessero avere contro le persone di Riparbella e successivamente preparare il bando delle portate.

 

Alcune notizie storiche sulle Istituzioni Amministrative
Alla fine del 1500 il governo della Comunità era affidato a due Consoli, un Camarlingo ed un Consiglio Generale Cittadino. Ai Consoli, i quali rimanevano in carica per sei mesi, era affidato il potere esecutivo. Garantivano l'osservanza di tutte le regole comunicative, stimavano i danni arrecati o subiti e fissavano il prezzo delle merci venfute. Il Camarlingo gestiva l'attività finanziaria del Comune registrando su appositi libri tutte le entrate ed uscite comunitative rendendone conto ai Consoli. Il Consiglio generale della Comunità, a cui era affidato il potere legislativo, era composto dai rappresentanti delle famiglie residente in numero non inferiore a 24. Questo fino al 1560, anno in cui venne deciso di portare i rappresentanti delle famiglie a 12. A testimonianza di questa attività politica sono conservati nell'Archivio Comunale quattro registri di deliberazioni dal 1565 al 1776. Con la riforma amministrativa applicata da Pietro Leopoldo al Distretto Pisano a seguito del Motu Proprio del 17 Giugno 1776, il territorio veniva suddiviso in quattro cancellerie: Pisa, Vico Pisano, Lari e Peccioli. Riparbella si trovava ad essere amministrata dalla cacelleria e comunità di Lari insieme ad altri comuni. Il Governo eletto e residente a Lari era costituito da un Magistrato - composto da un Gonfaloniere coadiuvato da cinque Priori - e da un Consiglio generale di 12 membri. Il Regolamento, oltre a conservare le modalità di accesso alle cariche basate sul censo, fissava gli abiti ed i fregi magistrali da indossare durante le adunanze. Il Gonfaloniere doveva indossare un lucco color rosso mentre per i Priori doveva essere nero senza fregio nè adornamento alcuno. Questo assetto amministrativo rimase inalterato fino all'avvento dei francesi. La Toscana venne occupata dalle forze napoleoniche nel Dicembre 1807 ed annessa ufficialmente allo Stato Francese il 24 Maggio 1808. Tutti i precedenti ordinamenti amministrativi furono aboliti ed il territorio toscana fu così diviso in tre dipartimenti: quello dell'Arno, del Mediterraneo e dell'Ombrone. A loro volta i dipartimenti si suddividevano in Circondari, Cantoni e Mairies. Quest'ultime erano le nuove strutture municipalizzate. La Comunità di Riparbella inizialmente fu annessa alla Mairie di Lari per poi essere aggregata, dal Dicembre del 1808, a quella di Castellina Marittima. 

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